Quando la casa vi sta stretta
Ogni persona ha la sua storia, proprio come le motivazioni per cui abbiamo scelto una casa piuttosto che un’altra. A volte ne vediamo i potenziali, altre è una sensazione che ci porta a sentirla nostra, tuttavia come ogni volta, con qualche accorgimento, può essere ancora meglio di come la immaginavamo ristrutturata e pronta per essere abitata, è la personalizzazione!!
Capiamo quali scenari potremmo aver vissuto:
Olivia
Quando ti ho scelta, ti ho selezionata tra decine di altre. Sono venuta a visitarti con l’agente immobiliare e ho deciso di acquistarti poco dopo esserci entrato. Perché ho sentito che eri
Tu quella giusta.
Mi ha conquistato la zona, pur ammettendo il compromesso del piano non altissimo: a qualcosa dovrò pur rinunciare.
Quello che amo di più è la luce che entra al mattino. Che poi, alla fine, è quando si vive una casa.
Certo, mi manca avere un fuori, un terrazzo o un piccolo balcone, ma tutto sommato che vuoi che se ne faccia uno di un terrazzo quando esce di casa alle otto e ci rientra dodici ore dopo?
I metri quadri sono perfetti per vivere la mia vita: soggiorno con cucina open, un bel divano comodo davanti allo schermo tv. Qualche mensola che funge da micro-libreria.
Il bagno, piccolo ma completo.
La camera da letto, con letto matrimoniale ed armadio.
Piccola forse. Però… è casa, la mia meravigliosa casa.
… e allora perché, oggi, vivere qui mi ricorda la sensazione provata quando ho cercato di entrare nei jeans del liceo?!
Salgono, salgono e fino alle ginocchia tutto ok…. Ma poi le cuciture son messe a dura prova, fino ad arenarsi irrimediabilmente sui fianchi. Impossibile pensare a chiuderli.
Sicuramente la situazione che stiamo globalmente vivendo non aiuta: nessuno può vivere serenamente chiuso in casa ventiquattro/sette.
E poi c’è anche il fatto che, quando ho comprato l’appartamento era perfetto per me. E BASTA.
Oggi, allo scoccare della pandemia, non sono più sola.
Massimo è arrivato nella mia vita ben dopo aver comprato casa. Certo, al momento dell’acquisto non mi aspettavo di rimanerci a vivere tanto a lungo… tantomeno di condividerlo con qualcuno.
Ma questo è il bello della vita: l’imprevedibile.
Certo, tutto sommato meglio che a quelli del piano di sopra. Ti ricordi perfettamente che quando hai comprato casa, il primo vicino che si è presentato è stato Tommaso. Avete qualche anno di differenza, quando vi siete stretti la mano la prima volta era a sei mesi dalla laurea… ora fa il manager per una grossa banca.
Chissà come vive lui la pandemia…
Tommaso
Il sole filtra dalla finestra. Si posa pigro sul copriletto a quadri colorati che tua madre ti ha portato anni fa da giù. Sempre uguale, sempre lo stesso copriletto che stava sul tuo letto di adolescente.
Ormai hai fissato, sdraiato sul letto, i raggi del sole primaverile filtrati dal vetro talmente tante volte che sai già cosa accadrà. Correranno lungo il pavimento, saetteranno sul muro cui è affissa la laurea che hai preso due anni fa, si rifletteranno sulle mensole ancora cariche dei libri che ti hanno portato all’ambita pergamena.
Quello che è cambiato qui dentro sei tu, caro Tommaso, non certo il tuo arredamento.
Ti trascini giù dal letto. Oggi, giorno X di quarantena.
Lo distingui solo per la conference organizzata alle 15 con “il capo dei capi”.
Sono due settimane che lavori al progetto, due settimane di giornate passate in collegamento con i colleghi.
Se ti avessero detto cinque anni fa che avresti passato tutto quel tempo a chiacchierare col computer, probabilmente avresti chiamato autonomamente la neurodeliri per riconoscere dei segnali d’allarme alla schizofrenia.
La riunione è un buon modo per segnare il tempo. Ma è l’ennesimo evento strascicato di questo assurdo periodo. Dopo un primo entusiasmo iniziale, dove le videochiamate erano le protagoniste non solo delle tue ore lavorative ma anche strumento di aperitivi e cene con gli amici, ora non ne puoi più di parlare attraverso uno schermo. Vittima delle impietose immagini bloccate. Quarti d’ora impiegati a capire se “Mi sentiiii?”
E poi, c’è da dire che il tuo appartamento non ha un solo angolo adatto ad una videochiamata di lavoro: la camera è talmente stretta che non c’è posto per posizionare il computer. L’unico sarebbe il letto, ma a quel punto come ti ripresenteresti in ufficio, quando vi si potrà tornare?
Come quello che svolgeva lo smartworking a gambe incrociate, seduto sul letto.
Ma scusa, non ce l’hai una scrivania?
La verità è che no. O meglio, non più. Era del tuo coinquilino e quando se n’è andato l’ha portata con sè, per lasciarti più spazio in salotto.
Be’, salotto. Salotto-cucina-stanza playstation-sala da pranzo-spazio colazione.
E qui sì, almeno c’è un tavolo. Ma soprassediamo sul panorama che offriresti come sfondo… forse sono meglio gli sfottò per la conference sul letto. Almeno potresti rispondere a tono, dicendo che in fondo John Lennon a letto ci ha perfino tenuto una conferenza stampa: chi sei tu per essere da meno?
La verità è che ti guardi allo specchio tutte le mattine e ti senti come se fossi troppo cresciuto per la casa che abiti. Sarebbe anche il momento di aggiornarla.
Il sole fa capolino dalla finestra del bagno. Da lì hai una bella visuale del cortile.
E vedi una cosa strana in questi giorni: movimento. E’ la ragazza del primo piano: Silvia.
Silvia
Se non esco un attimo da quel buco giuro che avranno ben altre ragioni per rinchiudermi.
Meno male che gettare l’immondizia non è ancora da considerarsi reato.
Ho scoperto ogni anfratto di quei benedetti settanta metri quadri. Un tempo li vedevo immensi.
Certo, era ben prima di incontrare Nicola, sposarci e mettere al mondo due amabili bambini.
Che oggi hanno cinque e tre anni, e potrebbero essere amabili se solo non fossero costretti a casa da due mesi.
Con loro casa si è trasformata nella casa delle bambole: piena zeppa di giochi, passatempi, vestitini… che irrimediabilmente giacciono, in questi giorni, a ricoprire ogni centimetro del pavimento.
Eppure prima di essere madre e moglie, eri e sei un affermato avvocato milanese. Di quelle toste, in ufficio giorno e notte. Nessun caso lasciato a sé stesso, riuscivi con un’organizzazione svizzera a seguire ogni tuo cliente.
Oggi anche solo pensare di aprire la cartella, sarebbe impossibile.
Già senti le urla dei bambini che si fanno i dispetti, che vogliono giocare, che hanno fame, che hanno sonno, che hanno sete. Tuo marito che si aspetta la cena in tavola e le camicie stirate. Troppo.
Tanto quanto, con la prima maternità eri riuscita a gestire le cose. Certo, clienti ridotti, solo i più affezionati.
Ma con la seconda ti sei trovata davanti al bivio: continuo la mia carriera o faccio la mamma?
E ringraziando il cielo, sono nella posizione di scegliere…
La scelta è stata per fare la mamma. Eppure non sei totalmente felice.
Una parte di te si sente tradita. E’ quella ragazza che si è laureata con 110 e lode con una tesi sperimentale, quella che ha passato un anno di tirocinio nel migliore studio di Milano, quella che è stata chiamata a gestire convegni in America e la stessa che era in aria di prima pubblicazione.
Ma con i figli, hai lasciato tutto da parte.
C’è un’idea che ti ronza nella testa da qualche mese: tornare in ufficio. Iscrivere i bambini alla scuola materna, trovare una baby-sitter. Tante tue amiche lo fanno: è possibile.
E da due mesi a questa parte è un’idea sempre più prepotente: hai sulle spalle troppi ruoli dedicati agli altri e nulla per te.
E non vedi la luce in fondo al tunnel, perché quando ti dici che non stai facendo nulla di male, ti viene in mente che ti perderesti il sorriso dei tuoi figli. Vederli crescere e goderteli giorno dopo giorno.
Eppure… questa situazione ha evidenziato una cosa grossa: la bontà dello smartworking. La possibilità di lavorare da casa, seguendo i bambini comunque, potendoli portare ed andare a prendere a scuola, quando ricomincerà.
Certo… bisogna trovare una zona ufficio in casa.
Poi pensi ai giochi ovunque in casa… e ti scende una lacrima.
Eppure non tutto è perduto… lo spazio, anche se piccolo, può essere ripensato.
Ri-organizzato.
Finita la pandemia sarà il momento di mettere mano a casa e trovare la vostra nuova realtà.
Iniziamo ora a pensarci: abbiamo tutti voglia di ricominciare!
In RMA siamo specializzati in ristrutturazioni residenziali, il nostro staff di architetti e ingegneri è in grado di studiare soluzioni tecnologicamente avanzate, distribuzioni interne personalizzate e su misura dei clienti.
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